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L'architettura
Le Chiese lungo il Sile

La Chiesa demolita di Santa Cristina del Tiveron

Nel 1933 fu inaugurata la nuova chiesa di Santa Cristina, eretta in un luogo alquanto discosto dal Sile e dalla vecchia chiesa, che fu, qualche anno dopo, demolita fino alle fondamenta, dopo che ne erano stati trasportati nella nuova arredi suppellettili e opere d'arte.
Di questa chiesa demolita non rimangono, a quanto risulta, testimonianze fotografiche: la troviamo tuttavia riprodotta, non è dato sapere con quanta fedeltà, nello sfondo della pala di Sant'Osvaldo, proveniente dalla vecchia chiesa e conservata nella sacristia della nuova parrocchiale. Vi si scorge una chiesetta assai semplice, ad unica navata, fiancheggiata da uno slanciato campanile, sulla sponda del fiume, da cui è separata da un muro digradante; il brano paesaggistico è completato da un altro edificio su un piano più arretrato (si vuole popolarmente trattarsi dell'antico convento camaldolese di San Parisio) e dalla ricca vegetazione delle rive. La pala di Sant'Osvaldo sembra opera del secolo XVII e dunque quella riprodottavi sarebbe la chiesetta di Santa Cristina del Tiveron intorno alla metà del Seicento. Rimane però anche una testimonianza pittorica più recente: una tavoletta ad olio, di proprietà del Parroco, tradizionalmente attribuita a Beppe Ciardi, ce la mostra ai primi del Novecento e, quantunque si tratti di un bozzetto svolto con tratti rapidi e sommari, ci permette di coglierne con sufficiente approssimazione la struttura architettonica. Soccorrono inoltre nella ricostruzione ideale dell'edificio documenti d'archivio e le note storiche pubblicate dal Fapanni e dall'Agnoletti. Infine vaghe tracce del pavimento e dell'abside era dato fino a qualche anno fa riscontrare nel luogo dove sorgeva: che è, come testimonia una vecchia carta della zona, sulla riva sinistra del Sile, circa 600 metri a valle del ponte del Tiveron. Ecco alcune descrizioni relative alla posizione della chiesa: «II suo sito è sul fiume Sile» annota nel 1758 il parroco don Domenico Conti nella relazione in occasione della visita pastorale. E don Lorenzo Biscaro precisa nel 1779: «E' sittuata vicino la rippa del fiume Sile, ma in qualche pocca d'eminenza, colla facciata riguardante l'occaso». L'Agnoletti si dilunga piacevolmente nella descrizione: «La parrocchia di Santa Cristina del Tiveron si trova a sei miglia S.O. dalla città, o al sexto miliario... sulla strada che da Treviso conduceva a Padova; e il placido Sile l'attraversa, abbondante d'anguille e trote ed un tempo anche di gamberi, che vi forma paludi e praterie, alimenta boschetti e luoghi colti, ed è ancora utile a mugnai e fabbri; da snelle barche piacevolmente percorso, tanto più che per l'influente del Zeriolo qui ha maggior copia d'acqua»
Lo studioso inoltre fornisce, e credo sia l'unico, una sua spiegazione alla toponomastica: «Le due sponde del fiume vi sono congiunte dal ponte del Tiveron che dà il nome al principale comunello della villa, ed è fama sia così appellato dall'imperator Tiberio che ne avrà ordinata la costruzione per il passaggio delle soldatesche: certo è ponte antico, e fra gli altri statuti del Comune di Treviso del sec. XIII si legge l'obbligo di tenerlo in conzo et in colmo».
Non si conosce la data di fondazione della chiesa: le fonti ricordano la data di una consacrazione nel 1643, che non dovette essere certo la prima; dell'esistenza di una cura a Santa Cristina, sotto la giurisdizione dei Canonici della Cattedrale, si ha notizia fin dal XII secolo ('S), e quindi una chiesa dové esistere anche in quei secoli. Annota il già citato parroco Conti nel 1758 che «la fondazione (della chiesa) non ci può esser nota, essendo stata da più secoli eretta, sono pur ignoti li suoi fondatori». Tuttavia in un testamento del 1509, prè Franchino de Geromei, parroco di Santa Cristina, dichiara di aver speso duecento ducati «in faciendo Ecclesiam ipsam de novo, campanile illius, ecc.»: il documento testimonia dunque non solo dell'esistenza di una chiesa antecedente, ma ci fornisce una data abbastanza precisa, i primi anni del Cinquecento, in cui la chiesa fu completamente rifatta insieme al campanile.
Un'altra data è posta sulla base della statua di Santa Cristina, in pietra, originariamente sopra il portale della facciata ed attualmente collocata sull'esterno della scuola della Dottrina Cristiana; si legge: «COMUNITATUM EX PENSIS ANNO DOMINI MDCXXIII».
E' probabile che la data non si riferisca solo all'esecuzione e alla collocazione della statua, ma riguardi dei lavori radicali di ricostruzione, che continueranno ancora per qualche decennio se, come abbiamo visto, si deve procedere a una consacrazione vent'anni più tardi.
All'interno della Nuova Chiesa di Santa Cristina, vi è conservata una preziosa Pala del '500 di Lorenzo Lotto. Anche la cornice è preziosa: di legno scolpito e dorato, L. Bianconi la dice opera di Bartolomeo da Bologna intagliatore, eseguita nel 1507. E' uno splendido esempio, nel suo genere, di lavoro rinascimentale: ricca di decorazioni a festoni di frutta, tralci, vasi e volute; monumentale nella costruzione a doppie colonne, con l'arco spezzato. Tale monumentalità è giustificata dall'importanza del quadro che racchiude e dal fatto che costituiva, nella vecchia ma anche nell'attuale chiesa, l'alzato dell'altar maggiore.
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